Il Distretto della Preistoria di Nardò

Il Distretto della Preistoria di Nardò: storie di uomini e di epoche lontane

Il territorio di Nardò ospita il più importante distretto della preistoria d’Italia, con la complessità della sua stratificazione storica che va dalle tracce di frequentazioni neandertaliane a quelle lasciate da Messapi e Romani, fino all’impianto medievale e l’architettura barocca del Centro storico, rappresenta uno dei luoghi con il maggior potenziale archeologico e culturale di Puglia. Sebbene le emergenze archeologiche siano riferibili ad un arco cronologico tanto esteso, l’unicità e la straordinarietà di questo Patrimonio sono costituite dall’elevata frequenza di siti archeologici paleolitici nell’area del Parco Naturale Regionale di Portoselvaggio e Palude del Capitano. Una serie di Paesaggi sedimentatisi tra le rocce e il mare, dal paesaggio tropicale cretacico di 72 milioni di anni fa, su cui nuove ricerche avviate dal Department of Biological Sciences (University of Alberta – Edmonton, Canada) stanno portando nuove informazioni al paesaggio neandertaliano fino a quello del primo sapiens d’Europa e di uno dei più  antichi insediamenti neolitici della penisola, fanno di questo parco un vero Distretto.

Distretto della Preistoria di Nardò
Distretto della Preistoria di Nardò

I siti archelogici

All’interno del Parco Naturale Regionale “Portoselvaggio e Palude del Capitano” sono presenti otto siti in grotta che hanno evidenziato un’intensa frequentazione prima da parte di gruppi di Neandertal e successivamente di sapiens; qui si conservano i reperti antropici riferibili alla più antica diffusione di Uomo anatomicamente moderno nel continente europeo. Tale patrimonio costituisce un potenziale scientifico e di valorizzazione la cui rilevanza e unicità è tale da inserire il territorio neretino tra i principali nodi culturali dell’intera regione Puglia. Il Museo della Preistoria di Nardò rappresenta una finestra sul sistema di frequentazione preistorica della costa. Situato nell’ex convento di Sant’Antonio da Padova, conserva gran parte dei reperti provenienti dalle ricerche archeologiche condotte, a partire dai primi anni sessanta del secolo scorso, presso tutte le grotte site nel Parco Naturale Regionale di Porto Selvaggio e Palude del Capitano. L’alta concentrazione di grotte frequentate dall’uomo nel corso del Paleolitico (grotte e ripari di Capelvenere, Marcello Zei, Torre dell’Alto, Cavallo, Uluzzo C, Uluzzo, Bernardini e Serra Cicora A, in diverse delle quali continuano le ricerche a cura della prof.ssa Lucia Sarti – Università di Siena, dott.ssa Filomena Ranaldo – Università di Siena e Museo della Preistoria di Nardò, prof.ssa Enza Spinapolice – Roma Sapienza, prof. Stefano Benazzi – Università di Bologna) rende il Parco un contesto unico per la ricchezza dei paesaggi e della storia dell’Uomo. Questo straordinario patrimonio viene ora studiato e raccontato all’interno del Museo e del Parco stesso restituendo la narrazione di un paesaggio che, a partire dal contesto cretacico di circa 70 milioni di anni fa, prosegue con i processi carsici che hanno dato origine alle numerose grotte costiere; continua illustrando l’organizzazione del territorio dovuta al primo popolamento umano del Salento da parte di Neandertal, il quale proprio in alcune grotte del Parco lascia le sue prime tracce oltre 100.000 anni fa, e le successive riorganizzazioni, correlabili all’arrivo di sapiens circa 45.000 anni fa, la cui intensa frequentazione è attestata in ben cinque siti archeologici, fino all’arrivo, durante le ultime fasi del Paleolitico, di nuove popolazioni che lasciano traccia anche del loro pensiero astratto attraverso le raffigurazioni incise su ciottolo. Dopo la fine del Paleolitico si assiste ad una precoce neolitizzazione del territorio che, già a partire da circa 7.500 anni fa, appare frequentato da comunità di allevatori e agricoltori che utilizzarono il pianoro di Serra Cicora come necropoli(le indagini archeologiche sono state condotte dalla prof.ssa Elettra Ingravallo – Unisalento). Per l’Età del Bronzo, i resti dell’imponente struttura muraria ancora visibili nella parte meridionale del Parco, suggeriscono che l’area di Portoselvaggio doveva essere integrata in un articolato sistema di controllo e difesa del territorio e delle attività costiere.

Museo della Preistoria di Nardò
Museo della Preistoria di Nardò

Gli attori impegnati nel progetto

In questo quadro strategico, che vede impegnati in sinergia amministrazione comunale di Nardò, Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Lecce, Brindisi e Taranto e Regione Puglia, si inserisce la recente apertura del Museo che mira a riconnettere, attraverso il patrimonio archeologico, il centro storico, nel quale trova sede il Museo, e il Parco; insieme formano un unico Distretto della Preistoria, in un progetto di sviluppo sostenibile che attraverso la programmazione condivisa e sostenibile della ricerca e la valorizzazione delle emergenze culturali e paesaggistiche, coniuga sviluppo scientifico, sociale ed economico del territorio.

di Filomena Ranaldo – Museo della Preistoria di Nardò

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